Il marxismo e la città
Tra i più influenti teorici marxisti del XX secolo, Henri Lefebvre pubblica Il marxismo e la città nel 1972. Il suo obiettivo è quello di raccogliere tutte le riflessioni sulla città e sui problemi urbani contenute nelle opere di Karl Marx e Friedrich Engels. Si tratta, quindi, non solo di una rilettura tematica dell’eredità dei due autori ma anche di un’esegesi, che rende il seguente volume un utile strumento per capire le origini teoriche delle linee di ricerca lefebvriane.
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Crisi e ricostruzione del marxismo. Il materialismo storico come metateoria
Alla fine degli anni ’70, la crisi del marxismo e della prospettiva comunista è dichiarata. In questa raccolta del 1984, Emilio Agazzi la affronta proponendo un programma di ricostruzione della teoria marxista in grado di superare le sue precedenti formulazioni, ortodosse o critiche, sovietiche od occidentali.
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Cinque studi di materialismo storico
“[…] la lotta di classe non [è] una semplice conseguenza del modo di produzione e dello sfruttamento […]. In altre parole, non soltanto il modo di produzione capitalistico […] non è altro che un modo di sfruttamento, ma lo sfruttamento stesso non è altro che la forma storica fondamentale della lotta fra le classi. […] Nella produzione immediata, la lotta di classe non comincia con la ‘resistenza’ della classe operaia allo sfruttamento nelle sue diverse forme (prolungamento della giornata lavorativa, aggravamento delle condizioni di lavoro, diminuzione dei salari reali, ecc.), ma già con queste stesse forme.”
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Quaderni filosofici
Vero e proprio presupposto della sua riflessione strategica, i Quaderni filosofici di Lenin segnano il rigetto del positivismo, del meccanicismo e del materialismo volgare della Seconda Internazionale. La realtà e il processo della conoscenza, per Lenin, devono essere interpretati alla luce della dialettica. Su questo punto Lenin insiste proprio nei Quaderni filosofici, frutto della sua rilettura delle opere di Hegel, giungendo alla conclusione che “non si può comprendere perfettamente il Capitale se non si è compresa e studiata attentamente tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, mezzo secolo dopo nessun marxista ha compreso Marx”.
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Differenziazioni sul concetto di progresso
Il testo dedicato alle Differenziazioni sul concetto di progresso, che qui presentiamo in una nuova traduzione italiana, rappresenta un’efficace sintesi della filosofia politica di Ernst Bloch. Nella galleria del marxismo del Novecento, da troppo tempo si riserva a Bloch l’etichetta del più eretico tra gli eterodossi, fino a fare dell’attraversamento blochiano del marxismo una sorta di inessenziale accidente. Eppure, Bloch, sempre assai critico nei confronti di un certo marxismo di Stato, non ha mai cessato di riprendere e svolgere nel presente i punti fondamentali del pensiero di Karl Marx.
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Scritti di critica dell'economia politica
Queste pagine sono state scritte da Marx in periodi differenti della sua vita. Messe insieme segnano e abbracciano tutto l’arco di sviluppo del suo pensiero. Le date sono di per sè eloquenti (1844, 1858, 1867, 1881-1882) e subito ci richiamano alla mente opere e vicende già note e ben conosciute: i Manoscritti economico-filosofici del 1844, Per la critica dell’economia politica, il Capitale, gli ultimi anni terribili della vita di Marx.
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Critica del diritto statuale hegeliano
La Kritik, scritta nel 1843, è il testo nel quale Marx si è maggiormente confrontato con la teoria della società moderna e dello Stato politico di Hegel e, più in generale, con l’idea hegeliana di filosofia e di dialettica. Ciò che è in gioco in questo testo marxiano sono temi essenziali come la nascita della modernità in quanto autonomizzazione di mercato economico e Stato politico, la democrazia fondata sulla radicalità della sovranità popolare, la configurazione della burocrazia e delle istituzioni statali come corpi dell’“intelletto” separato ed astratto.
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La teoria generale del diritto e il marxismo
Perché mai il dominio di classe non resta quello che è, vale a dire un assoggettamento di fatto di una parte della popolazione a opera dell’altra, e prende invece la forma di un potere statuale ufficiale, ovvero, che è lo stesso, perché l’apparato della coercizione statuale non viene costituito già come apparato privato della classe dominante, ma si distingue da questa assumendo la forma di un apparato pubblico impersonale, separato dalla società?
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Donne, granai e capitali. Uno studio antropologico dell’imperialismo contemporaneo
Donne, granai e capitali è una pietra miliare dell’antropologia che segna l’ingresso dell’apparato concettuale marxista negli studi antropologici. Quest’opera costituisce il risultato di una lunga riflessione che ha inizio nel 1958, anno in cui Claude Meillassoux esordisce come etnologo tra i Guro della Costa d’Avorio. Ma rappresenta anche uno dei tentativi più efficaci di situare storicamente i modi di produzione che hanno preceduto la comparsa del capitalismo e resta a tutt’oggi il primo lavoro di un antropologo inteso a cogliere la funzione essenziale svolta da uno di questi modi di produzione – quello domestico – nel processo riproduttivo del capitalismo stesso.
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Manoscritti del 1861-1863
Comprendere a fondo i lineamenti e la maturazione della critica dell’economia politica di Marx significa seguire il “filo conduttore” dei suoi studi oltre che confrontarsi con un metodo di lavoro estremamente travagliato, sempre aperto al ripensamento, all’integrazione, all’autocritica.
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La città del sindacato. Chicago, la capitale mondiale del delitto
Violenza e abuso. Questa è Chicago, la città del cartello della criminalità più altamente organizzato e pervasivo del mondo. La città del Sindacato è un libro-inchiesta di Alson J. Smith che ne racconta le cronache criminali dalla Prima guerra mondiale in poi.
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Gangster in America. La storia della criminalità organizzata a stelle e strisce
A seguito della recrudescenza dell’attività criminale, il 10 maggio 1950 il Senato decise di costituire una commissione incaricata di fare un rapporto sulle attività delle bande criminali negli Stati Uniti. Il presidente del comitato era Estes Kefauver, senatore del Tennessee, che raccolse pazientemente le prove e condusse le udienze con un contegno modesto, cortese e intelligente. Questo resoconto è basato sulle testimonianze raccolte durante le udienze e sui rapporti della commissione, in cui si parla per la prima volta di “mafia”, un’organizzazione allora sconosciuta.
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Piombo nei dadi. La mia vita nella mafia
Ha rubato, corrotto e truffato, collezionando una serie infinita di rapine e sperperando così tanti soldi che meriterebbe di essere annoverato nel Guinness dei primati. Vincent Teresa, meglio noto come “Fat Vinnie”, è stato l’uomo n. 3 della mafia del New England. È stato un uomo d’onore, divenuto informatore del governo solo perché i suoi ex soci a Boston avevano rubato i milioni di dollari che stava accantonando per la sua famiglia. Altrimenti non avrebbe, scrive lui, “mai parlato, mai detto una parola”. Il libro delle rivelazioni registrate di “Fat Vinnie” è morbosamente avvincente per i racconti dei peggiori tipi di corruzione e di violenza messi in atto.
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Nel covo dei gangster. La lotta al crimine raccontata dal padre dell'FBI
“È molto meglio che un criminale diventi feroce dietro le sbarre di un penitenziario, piuttosto che ritorni a essere un predatore in libertà.” Così sentenziava John Edgar Hoover, il direttore più longevo che l’FBI abbia mai avuto. Tra il 1924 e il 1972 gli Stati Uniti ebbero otto presidenti, ma solo un “ministro della polizia”, Hoover. Fra gli uomini più popolari e potenti d’America, glorificato da Hollywood e dai giornali, scrisse questa biografia per raccontare i suoi successi e la guerra combattuta nelle città americane tra il 1933 e il 1937.
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Al servizio di Al Capone. Esperienze personali di un gangster
Il lavoro della guardia del corpo è semplice: stare a fianco del boss per otto ore al giorno. La regola principale è ancora più semplice: se qualcuno si avvicina al capo in una sfera di cinque passi, si deve prima sparare e poi fare domande. In fin dei conti non è un lavoro complesso, si tratta solo di obbedire agli ordini, a qualunque costo. All’inizio degli anni ’30, trovandosi alla disperata ricerca di denaro e sperando che il tema “accattivante” della mafia italoamericana lo portasse a un buon successo commerciale, Jack Bilbo scrive una biografia immaginaria, narrata in prima persona, della guardia del corpo di Al Capone.
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Uomo d'onore. La mia vita
In pochi, racconta l'autore, sono riusciti a sopravvivere al "Vulcano" - come veniva chiamata New York City tra il 1919 e il 1933, durante il proibizionismo.
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Li chiamavano bravi ragazzi. Gangster e mafia negli USA
Luigi Cecchini dipinge un affresco appassionante del mondo criminale organizzato americano, provando a inquadrare il passaggio dalle gang, con le loro gesta da banditi e rapinatori di banche, al “gangsterismo moderno”, retto da regole inviolabili, vincoli e legami a noi invisibili. Lo fa attraverso il racconto delle vite di personaggi capaci di incutere terrore e fascino allo stesso tempo, dal famoso boss di Chicago Al Capone, morto sull’isola-carcere di Alcatraz, a Vito Genovese, uno dei tanti membri di Cosa Nostra in America.
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I giorni di Dillinger. I tredici mesi del gangster che terrorizzò l'America
Completo da gangster, baffi sottili e mitra Thompson. John Dillinger ha lasciato una traccia profonda nell’immaginario comune e tutt’oggi è ricordato come il genio del crimine che terrorizzò e affascinò l’America degli anni Trenta per l’efferatezza delle sue imprese. Sono diventate celebri le sue rapine in banca e gli ingegnosi piani di evasione dal carcere. I membri della sua gang avevano soprannomi fantasiosi degni di un film: Baby Face Nelson, Machine Gun Kelly, Pretty Boy Floyd. John Toland ricostruisce la cronaca dei tredici mesi in cui la banda criminale sconvolse l’America, mettendo in crisi a tal punto le forze dell’ordine da far attribuire a Dillinger l’epiteto di Nemico Pubblico numero uno.
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Gli antenati di Cristo. Gli Esseni e i rotoli del Mar Morto
John M. Allegro è stato uno dei maggiori esperti a livello mondiale dei Rotoli di Qumran e prese parte allo scavo archeologico che li riportò alla luce nel ’56. Questi manoscritti di inestimabile valore contengono il segreto dell’origine delle religioni abramitiche, le cui verità sono state celate per lungo tempo. L’archeologo inglese decise di informare l’opinione pubblica dell’incredibile scoperta e sfidò le interpretazioni ortodosse delle pergamene.
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Massime spirituali
In questa serie di brevi pensieri, più qualche breve scritto di argomento religioso, filosofico, politico, Gibran ci parla della vita in generale, dei difetti degli uomini, della morte, della religione, della speranza, dell’amore. Le sue osservazioni, dal tono inconfondibile, intimo e sussurrato, sono quelle di un maestro di spiritualità che si rivela inoltre un penetrante psicologo. Gibran era libanese.
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